Non c'è cura senza relazione umana. Soprattutto quando la patologia è importante, l'espressione umana della cura è fondamentale. Non solo per il paziente, anche per il curante. Non siamo numeri, né voi né io, ma esseri umani con pregi e difetti. Ascoltare il paziente, il racconto della sua vita e del quotidiano della sua malattia aiuta nel trovare soluzioni, spesso semplici ma capaci di cambiare radicalmente il corso, se non della patologia, delle difficoltà di ogni giorno. Ascoltare è già di per sé cura, ma è anche un aiuto imprescindibile alla terapia.
Infatti "...più il paziente parla dei suoi problemi, più gli vengono in mente informazioni nuove: se lo si interrompe quasi all’inizio, si rischia di perdere una grande quantità di indicazioni preziose..."
Langewitz ,British Medical Journal , 2002
Per seguire i miei pazienti adotto l'approccio funzionale, che si avvale di un'anamnesi approfondita e dell'ascolto attivo del paziente. In tal modo è possibile offrire un'esperienza di cura globale della persona, ricercare le cause della malattia, non solo di eliminare i sintomi.
Questo è possibile solo ripercorrendo insieme al paziente la sua storia clinica presente e passata, esaminando insieme la funzionalità di sistemi, organi e apparati ed infine valutando lo stato nutrizionale, insieme all'anamnesi alimentare e dello stile di vita.
La valutazione dello stato nutrizionale -tramite esami ematochimici, misure antropometriche e della composizione corporea (eseguita tramite BIA)- è parte integrante della gestione del paziente, in quanto determinante, sia in eccesso che in difetto, per il rischio di complicanze, incidendo sulla risposta alle terapia e sul decorso della malattia.
L'anamnesi alimentare e dello stile di vita è di fondamentale importanza per scoprire i piccoli grandi problemi di un'alimentazione e di abitudini non appropriate alle condizioni presentate, ma anche per comprendere come intervenire per rendere attuabile la terapia proposta.
Di fronte alla complessità dell'organismo, al gran numero di patologie da cui possiamo essere affetti, e della infinita variabilità con esse possono mostrarsi, nessuno può dirsi mai "arrivato". Anzi, maggiore è la conoscenza, maggiore è la sensazione di non sapere abbastanza. Conservare l'umiltà del "so di non sapere" è la chiave per continuare a studiare, ad aggiornarsi, a limare e cesellare le conoscenze già apprese.
Perché non si sa mai, la soluzione forse è dietro l'angolo... basta andare a guardare.
La cura delle patologie croniche può essere assimilata ad un percorso, un viaggio compiuto dal paziente. In questa visione, il terapeuta è una guida, indica i pericoli, corregge ed esorta, ma chi compie il viaggio è il paziente. Le visite di controllo, disposte a cadenze diverse a seconda delle patologie e dello stato del paziente, sono le soste necessarie per esaminare il cammino già fatto e gli eventuali problemi riscontrati. Grazie all'attenta disamina di quanto si verifica tra una visita e la successiva è possibile mettere in luce, analizzare e, possibilmente, trovare soluzioni non immediatamente identificabili. E velocizzare l'arrivo alla meta o rendere meno faticoso il cammino.